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Di tutti gli intellettuali ebrei italiani studiati o anche solo citati in questo libro - anche quelli che non si richiamarono culturalmente alla tradizione ebraica - vale che, tanti anni ormai trascorsi, a riguardarli uno ad uno si vede con chiarezza che tra i molti elementi delle loro diverse e complesse individualità, quello ebraico fu, in modi differentissimi, per tutti loro imprescindibile. Tra i saggi raccolti in questo volume, solo due, quelli di Emilia D'Antuono su Enrico, Enzo ed Emilio Sereni e di Geri Cerchiai su Eugenio Colorni, trattano di personalità che con l'ebraismo ebbero un rapporto profondo. Le prospettive culturali dei protagonisti studiati nel contributo di Enrico I. Rambaldi su Antonello Gerbi, e più ancora in quelli di Giovanni Rota su Giorgio Levi Della Vida e di Fulvio Tessitore su Giorgio Falco, non ebbero se non scarsi o nessun rapporto con la tradizione ebraica: essi furono personalità perfettamente assimilate, al limite definibili come "ebrei loro malgrado". Almeno due sono però i motivi, per i quali l'esser stati ebrei ha senso per tutt'e cinque le personalità qui studiate. Innanzi tutto, ha senso parlare di "intellettuali ebrei" perché negli antichi Stati preunitari e nel Regno d'Italia una specifica determinazione culturale, sociale e politica degli "ebrei italiani" esistette. In secondo luogo, a giustificare è l'"impersonale" crudezza biologica dell'antisemitismo nazifascista di Stato, che prescinde del tutto dalla soggettività specifica del singolo individuo. I saggi qui raccolti mostrano come nelle personalità da essi studiate si riflettano i temi e i destini degli ebrei italiani sotto il fascismo. Scritti di: Geri Cerchiai, Emilia D'Antuono, Enrico Isacco Rambaldi, Giovanni Rota, Fulvio Tessitore.