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Una fortunata rappresentazione storiografica ha voluto che il dualismo di Descartes si costituisse in diretta rottura col concetto tommasiano di animaforma. Sulla scia dei numerosi studi che negli ultimi decenni si sono opposti a questo pregiudizio, L'angelo e la macchina ricostruisce nel dettaglio il dibattito cinque-seicentesco sulla psicologia, focalizzandosi specialmente sull'ambiente gesuita e sul contesto aristotelico, platonico e agostiniano di area francese. A partire da una rigorosa indagine sulle teorie dell'anima separata, particolare attenzione è data poi alla derivazione indirettamente angelologica del cogito e dell'innatismo cartesiano. Negli anni in cui Descartes elabora la sua metafisica, infatti, l'immediata prossimità tra anime e angeli costituisce per certi versi un dato di fatto, alla luce del quale appaiono chiare molte scelte argomentative delle Meditationes e persino le dinamiche che congiungono strettamente la 'sostanza pensante' con il corpo-macchina.