Tab Article
Come osservava Scipione Maffei alla metà del Settecento, il convento dei Domenicani di Santa Anastasia di Verona era tra i più dinamici ed attivi finanziariamente della città. L'influenza esercitata dall'ente religioso non si limitava infatti alla sfera spirituale, ma si era esteso nel corso del tempo all'ambito politico, sociale ed economico della comunità scaligera. Alla politica di acquisti delle proprietà terriere - concentratisi durante il periodo di land rush a cavallo tra Quattro e Cinquecento - aveva fatto seguito una tanto ramificata quanto redditizia attività di credito a sostegno dell'economia veronese. A beneficiare dei prestiti effettuati dai Predicatori furono non solo ampi strati della popolazione - contadini, artigiani, mercanti e professionisti - ma anche e soprattutto esponenti della nobiltà e del patriziato urbano. Il denaro, raccolto attraverso lasciti, legati e donazioni, veniva investito in una sistematica attività creditizia e reintrodotto in questo modo nei canali dell'economia cittadina irrorandone le attività produttive e commerciali e fungendo da tessuto connettivo della comunità atesina.