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Perché un libro sulla didattica del tempo convenzionale? Per numerosi motivi. Il principale è legato alla consapevolezza che ogni forma di conoscenza si definisce attraverso la dimensione temporale (e spaziale). Essa è alla base della formazione e dello sviluppo dell'identità stessa del bambino. Vi sono del resto cenni espliciti nelle "Indicazioni nazionali" per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione sulla necessità di impostare percorsi didattici che aiutino il bambino a dotarsi di punti di riferimento per orientarsi nel tempo (e nello spazio) e a riflettere su tale dimensione. Ciò è essenziale soprattutto per il bambino con deficit intellettivo o con svantaggio socio-culturale, che rivela spesso notevoli difficoltà a padroneggiare i sistemi di tempo convenzionale dal momento che essi richiedono un pensiero di tipo rappresentativo-relazionale più astratto rispetto a quello richiesto, per esempio, da certi tipi di relazione spaziale. L'intento è allora quello di offrire a educatori e a insegnanti riflessioni, in un'ottica transdisciplinare, sui nuclei concettuali fondamentali del tempo insiti nelle diverse discipline (storia, astronomia, matematica...) e percorsi didattici, fondati su ricerche condotte in particolare nell'ambito della pedagogia speciale e della didattica della matematica, atti a sollecitare la formazione di una "coscienza del tempo" nel bambino - a sviluppo tipico e non - ricca di esperienze organizzate in narrazioni significative.