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Nell'economia fordista del periodo post-bellico, prevalentemente incentrata sulla produzione manifatturiera, il capitale fisico e quello umano risultavano concentrati in sedi circoscritte, quali le fabbriche, localizzate in aree periferiche distaccate dalla città, relegate a luoghi residenziali, sociali, ludici. Agli inizi degli anni '80, invece, nel momento in cui i fattori intangibili hanno acquisito pari importanza di quelli tangibili fino anzi a diventare in breve tempo più rilevanti perché più strategici ed in particolare il fattore della conoscenza è diventato più importante del capitale fisico, il ruolo delle città nell'ambito dei processi economici, prima ritenuto tangenziale e marginale, ha cominciato a diventare centrale come driver di competitività e sviluppo, prima locale e poi a livello di sistema-Paese. Finora la narrazione mediatica dell'economia dell'innovazione e della conoscenza, probabilmente sia per il carattere di primizia e di discontinuità rispetto agli scenari esistenti relativi all'economia tradizionale sia per la volontà di stupire, è sempre stata totalmente incentrata sull'evidenziazione di tale carattere etereo, astratto e a-territoriale dell'innovazione globale, con il risultato che le città sono state totalmente offuscate rispetto agli elementi protagonisti di tali nuovi scenari. Quanto la pervasività dell'innovazione su scala globale sta modificando le strategie di competizione urbana e quanto tali modifiche necessitano dell'esigenza di considerare il carattere creativo delle realtà urbane? Rispetto a tali interrogativi questo libro presenta interessanti spunti di riflessione che, unitamente a casi studio, possono portare il lettore a modificare o a consolidare la propria percezione del ruolo attualmente svolto dalle città nel panorama dell'innovazione alla scala globale. Ruolo che, come emerge dagli spunti offerti, si rivela talvolta fondamentale e strategico anche per le politiche dell'intero "sistema-Paese" di cui le città fanno parte. La conclusione a cui si può ragionevolmente giungere è che le città non rappresentano elementi occasionali di declinazione locale di fenomeni rilevabili a scala globale, ma che piuttosto sono tali fenomeni ad essere proiezioni globali di innovativi processi locali.