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Tutti i bambini sono un dono, ma il talento non è un dono. Questa idea ci libera, con una sola mossa, dalle speculazioni dottrinali o commerciali sui giften chilfren e ci difende dalle derive di egoismo sociale della teoria del capitale umano. In realtà essa travalica le aule scolastiche e interpella la coscienza dell'Occidente nel momento stesso in cui la crisi del Welfare obbliga a ripensare i fondamentali dell'economia e della società future. Dopo aver richiamato le basi neurofisiologiche del talento secondo la ricerca internazionale, e aver ricondotto anche la plusdotazione a combinazioni disposizionali del potenziale cognitivo ed emotivo di ciascuno di noi, il volume procede a delineare possibili scenari di soluzione ai problemi urgenti che interrogano la qualità dei sistemi di relazione e di qualificazione dell'umano nel XXI secolo. In che modo coniugare insieme, nella formazione dei nostri giovani, i fondamentali dei saperi con modelli e sistemi di padronanza della vita e dell'esperienza che risultino trasversali e generativi? Come assicurare agli sviluppi del potenziale cognitivo ed emotivo di ciascuno non solo il successo formativo ma anche il riconoscimento dovuto da parte delle istituzioni e dei sistemi di accreditamento professionale e sociale? Come coniugare dimensione generalista della formazione e specialismo delle padronanze di area o di indirizzo rispetto alle varie forme di conoscenza, di lavoro e di vita? Che significherà dunque costruire un profilo formativo orientato allo sviluppo dei talenti? Come matura lo sviluppo dei talenti in ciascuno di noi, così si compie il procedere dei saperi e delle forme di vita, che per strutturarsi danno forma ad un vero e proprio "sistema di menti" entro cui trascorre la narrazione, la ricerca e la stessa dialettica tra insegnamento e apprendimento. Ne consegue la proposta di un nuovo asse formativo per la scuola di questo secolo, che trova nel Capability Approach e nella Teoria dello Sviluppo Umano il suo riferimento ispiratore. E che ispira, in conclusione, la richiesta di riprendere il progetto mai attuato della "riforma dei cicli" per assicurare alla scuola un orizzonte strategico e condiviso di qualità e di innovazione.