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Non c'è un perché se ci si ammala di cancro mentre si va alle superiori. Non c'è un perché, ma succede. E ragazzi in attesa, magari, di un bacio, si trovano in sala d'attesa, nell'ambulatorio di oncologia, per sostituire gli esami di scuola con gli esami del sangue. In attesa del loro primo ciclo di chemioterapia. Gli adolescenti si ammalano di cancro. E sono pazienti speciali. E hanno bisogno di posti speciali, dove essere curati al meglio. Luoghi dove ci sia posto per il significato dell'esistere, l'amore, il sesso, il desiderio di rivolta, la paura della morte, la voglia di avere un destino ed esserne padroni. Luoghi dove ci si possa anche muovere con leggerezza, tra esperienze che leggere non possono proprio essere. Muoversi con speranza. Perché quando c'è spazio per i colori, per pensare alle cose belle, c'è spazio per la speranza. C'è spazio per la normalità della vita. Questo libro ci racconta tutto questo: ci racconta di aspetti clinici - gli adolescenti malati spesso sono curati fuori dai centri di riferimento, fuori dai protocolli, con il risultato di avere meno probabilità di guarigione rispetto ai bambini con le stesse malattie - e ci racconta cosa succede nella testa di un ragazzo quando si sente dire "hai un tumore maligno". Ce lo racconta attraverso le loro storie. Le storie dei ragazzi del Progetto Giovani dell'Istituto dei Tumori di Milano. Le parole dei loro medici - i progetti pensati per loro, i nuovi modelli di cura - e le loro parole, tenere e forti e coraggiose. Sono i ragazzi stessi a dirci, in questo libro, che ci si può ammalare di tumore anche nell'età dell'adolescenza; che si può guarire; ma solo se si riesce a ricevere le cure giuste, nei tempi giusti, nei posti giusti, pensati per loro.