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Nel 1946, all'età di 32 anni, Lina Bo Bardi parte con il marito per il Sudamerica. È un viaggio di sola andata. In Brasile, Bo Bardi fisserà la sua dimora e costruirà la sua seconda vita. Ma è in Italia, dove si laurea alla scuola di architettura di Piacentini e Giovannoni e dove muove i primi passi professionali nel mondo delle riviste e del dibattito, che si delineano i temi e le figure della sua architettura. Nei suoi capolavori - Casa de Vidro, MASP, SESC-Pompéia -, così come nelle opere meno conosciute dei teatri, delle chiese, delle case e negli allestimenti, sono evidenti le tracce di un razionalismo umanistico tipicamente italiano che, mescolate con il "surrealismo" brasiliano, hanno dato forma a edifici rigorosi e fortemente espressivi. Questo volume è una riflessione collettiva sui caratteri ibridi dell'architettura di Bo Bardi: una lettura della sua opera e del suo pensiero, sullo sfondo della crisi del Moderno e delle avanguardie storiche, seguendo il filo di una visione etica e poetica del progetto che pone al centro la cultura e le arti popolari. Il volume raccoglie i contributi di: Renato Anelli, Maria Argenti, Rossana Battistacci, Federico Bilò, Alessandra Capanna, Alessandra Capuano, Anna Carboncini, Orazio Carpenzano, Francesca Romana Castelli, Giorgio Ciucci, Alessandra Criconia, Martina De Luca, Anna Rita Emili, Ettore Finazzi-Agrò, Anna Giovannelli, Anna Maria Giovenale, Alessandro Lanzetta, Giancarlo Latorraca, Zeuler R. M. de A. Lima, Domizia Mandolesi, Alessandra Muntoni, Carlo Paga-ni, Emanuele Piccardo, Pisana Posocco, Piero Ostilio Rossi, Silvana Rubino, Simona Salvo, Francesco Tentori.