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Esiste un comune denominatore tra design ed economia? Due campi di ricerca apparentemente così differenti da sembrare appartenere a mondi quasi diametralmente opposti. Eppure, a ben vedere, vi sono diversi punti di contatto tra questi due "luoghi", teorici ed esperienziali, della vita umana. I dialoghi costituiscono una possibile forma di rappresentazione di questo particolare intreccio concettuale, in cui i due autori cercano di mettere a confronto le proprie conoscenze dell'economia, da un lato, e del design, dall'altro. Il design è forse il vero unico punto di contatto tra l'impresa e suoi stakeholder, come il corpo tra soggetto ed oggetto. Strumento di riflessione e di creazione, in termini di innovazione e di progresso, il design vive nell'economia, con le sue regole e con i comportamenti che essa induce, costituendo però uno spazio del tutto originale che mette in relazione cose e persone. Il design è oggi molto più di una funzione aziendale: la sua evoluzione ha prodotto e continua a produrre un reale mutamento dei paradigmi imprenditoriali, tanto da poter assurgere a vero statuto d'azienda. In questa direzione le strategie e le politiche pubbliche per il design, nella formazione e nella promozione del "thought in Italy", assumono un ruolo sempre più importante. Su questi temi e su altri scenari Francesco Trabucco e Paolo Ricci si interrogano nelle pagine del libro.