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Mentre la pervasività del mercato in ogni contesto della convivenza civile allarga l'esigenza della ricerca del valore delle cose, il nucleo teorico su cui tale ricerca si basa sembra fermo alla tradizione e soprattutto scarsamente ricettivo al necessario ripensamento imposto dalla natura dei problemi di valutazione. Il presente lavoro rimanda a nuove curiosità, oltre che a dilemmi non ancora risolti; viene rivisitato il portato dei principali dettami consolidati dalla Scuola italiana e ne vengono riproposti gli aspetti più rilevanti, assieme alle nuove problematiche relative alla valutazione in assenza di mercato. Riemerge la questione dell'attribuzione del valore oggettivo alle cose. È un rimando riguardante l'intreccio che, di fronte alla necessità del valore, si instaura tra le leggi dell'economia e quelle della natura e che, mediato dall'umanità dei comportamenti, suggerisce la ricerca di nuovi paradigmi partendo da campi applicativi in apparenza periferici (come la stima dell'opera d'arte), non aggredibili con le normali regole del prezzo. Acquista di conseguenza sapore la dialettica tra il valore "in sé" e il valore "in quanto fatto valere". Questo saggio, pur servendosi della necessaria base tecnica, ripropone i dubbi e i pentimenti propri di ogni forma di conoscenza astratta e riconosce a una disciplina che trova alimento nella rudimentale pratica degli affari un originale contributo al generale desiderio di sapere.