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Come tale la paranoia è una nozione quasi scomparsa dai testi di psichiatria. La si ritrova, un po' schiacciata e deformata dalla mancanza di spazio, tra le schizofrenie paranoidi e tra i disturbi paranoidi di personalità. Questo tipo di inquadramento nosologico non è casuale e rispecchia la difficoltà della psichiatria a mantenere operativa una nozione che Freud considerava in rapporto con lo sviluppo dei grandi sistemi filosofici e della quale Lacan dice, semplicemente, che è la personalità, spingendosi fino a sostenere che la conoscenza è in sé strutturalmente paranoica. In sostanza questo significa che la paranoia, più che la schizofrenia o i disturbi di personalità, è difficile da situare come patologia: riguarda troppo da vicino la nostra essenza di parlanti. Da qui la soluzione gordiana della psichiatria del terzo millennio: far scomparire la nozione di paranoia. Con questo testo l'autore tenta, in controtendenza, di mantenere viva la nozione e di dimostrarne la pertinenza sostenendo la capacità della nozione stessa di determinare concrete pratiche di cura come quelle riportate nella terza parte di questo libro. A partire dall'amore per la psichiatria si tratta di una messa in stato d'accusa della psichiatria stessa, ormai incapace di pensare le sue pratiche e di confrontarle con la complessità dell'oggetto con il quale si trova ad avere a che fare.