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Negli ultimi decenni si è assistito al netto e costante miglioramento della salute della popolazione italiana: l'aspettativa di vita è aumentata, la mortalità si è ridotta, così come la morbosità. Tuttavia, continuano a persistere importanti differenze negli esiti di salute di gruppi sociali diversi. Tali disuguaglianze sono di per sé ingiuste, ma rimangono due ulteriori ragioni per promuoverne il contrasto: innanzitutto sono una priorità costituzionale, in secondo luogo rappresentano un grave freno all'economia nazionale. In Italia è stato stimato che l'eliminazione delle disuguaglianze di salute associate al livello di istruzione porterebbe a una riduzione di circa il 30% della mortalità generale maschile e quasi del 20% di quella femminile. Ma su quali determinanti intervenire per avere guadagni più significativi per la popolazione o per suoi specifici sottogruppi? Che tipologia di politiche e interventi privilegiare? Che approccio preferire? Quali settori istituzionali sono principalmente responsabili? Chi deve fare che cosa? Cosa ci insegnano le grandi rassegne portate a termine negli ultimi anni nei Paesi che per primi si sono interessati del contrasto alle disuguaglianze di salute? A queste domande tenta di rispondere il volume, strumento importante per gli operatori della salute ma anche per i decisori responsabili della pianificazione delle politiche pubbliche.