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La legge di riforma del settore socio-assistenziale (328/2000) ha introdotto un approccio sistemico e complesso alla programmazione che supera il limite dell'autoreferenzialità decisionale e della visione tradizionale di impronta razional-strumentale. Ancora oggi, gli sviluppi della riforma appaiono incerti e i territori si dibattono tra il desiderio di cambiare e l'istinto a "conservare": il tema dell'innovazione non sembra essere a sufficienza messo a fuoco dagli attori locali, per i quali la parola "riforma"implicherebbe già di per sé cambiamento e innovazione. Assumere la programmazione come processo di cambiamento sistemico significa imprimerle una fisionomia processuale: l'attenzione è sulla definizione condivisa dei problemi e delle opportunità, sulla co-costruzione dei significati e delle azioni di cambiamento; i soggetti chiamati a co-programmare esplorano e sviluppano nuove visioni del futuro, sperimentano la costruzione di rapporti basati sullo scambio dei saperi e delle esperienze e co-producono decisioni di cambiamento che riguardano non solo il modo di produrre i servizi, ma soprattutto il modo di pensarli. Mentre si discute ancora di atteggiamenti contraddittori (sperimentazione vs conservazione), uno sguardo ravvicinato e più consapevole sulla realtà del sistema dei servizi richiede un nuovo asse di lettura che, mettendo a fuoco nuovi significati dell'organizzazione e dell'organizzare, applica approcci emergenti per costruire un nuovo repertorio concettuale e metodologico. Dal punto di vista metodologico, questo lavoro assegna alla ricerca azione una centralità indubbia in un duplice senso: provare a cambiare un sistema per conoscerlo, come Kurt Lewin sosteneva, e facilitare e sostenere processi di apprendimento e cambiamento per gli attori locali implicati nei processi di programmazione (apprendere facendo e fare apprendendo). Se nasce pensato in favore di studenti universitari di servizio sociale, il volume interessa in realtà una più ampia fascia di potenziali lettori. Non solo il mondo universitario fatto di ricercatori, docenti e studenti delle scuole di dottorato, ma anche altri attori sociali del mondo delle professioni.