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Questo romanzo trae spunto dalla relazione: "Il conte di Millesimo e la Congiura del 1578". La ricerca effettuata da un sacerdote dell'Alta Langa nell'archivio storico del castello di Simancas, presso Valladolid. In un oceano di logori documenti il dotto sacerdote ebbe la piacevole sorpresa d'imbattersi nel carteggio relativo ad una congiura in cui erano implicati numerosi feudatari. Da qui la storia di una meretrice veneziana, conturbante etera incredibilmente vergine, spia al soldo del Camerlengo di Venezia, ma anche complice del duca di Mantova e del marchese di Gorzegno in un complesso gioco a tre che rischia di sfuggirle di mano, s'insedia a Salexeto nella "Casa del Cardinale". Anche l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo è coinvolto nella congiura che mira ad uccidere il governatore spagnolo della Lombardia, staccare Milano dalla Spagna e costituire sulle Langhe e nel Finalese un libero cantone, simile a "novella Ginevra".