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Sebbene il Kalevala abbia fornito una sorta di fisionomia "ufficiale" al mondo mitico e magico degli antichi finni, esso non può essere utilizzato come fonte per la nostra conoscenza della religione baltofinnica proprio a causa del pesante adstrato interpretativo imposto dal suo compilatore, Elias Lönnrot. Bisogna allora risalire alle fonti letterarie pre-kalevaliane per riscoprire parte degli aspetti originali degli dèi e degli eroi della tradizione finlandese e careliana. Il più antico documento sulla religione finnica è un peritesto poetico scritto da Mikael Agricola (1510-1557), primo vescovo finlandese della Riforma, come prefazione a una sua traduzione di alcuni salmi dell'Antico Testamento. Non solo vi traspare un quadro vivido delle divinità adorate in Häme e in Carelia, ma viene anche fornito un ritratto inedito di alcuni dei futuri eroi del Kalevala.