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Due secoli fa, proprio nei mesi a cavallo tra il 1814 e il 1815, era in corso la più famosa assise politica della storia: il Congresso di Vienna. Vi parteciparono oltre duecento delegazioni provenienti da tutta Europa e da altri parti del mondo, in rappresentanza soprattutto degli interessi delle dinastie aristocratiche sopravvissute all'onda napoleonica. Per lungo tempo questo congresso fu dipinto in maniera superficiale a tratti netti, precisi, anche futili: feste, danze e spettacoli con re, regine e cortigiani più impegnati nei divertimenti che nel lavoro diplomatico. Il Congresso di Vienna invece rappresentò molto di più: fu l'occasione, perduta, perché l'Europa entrasse nella modernità abbandonando i fardelli del feudalesimo e dell'assolutismo. Sulla scia della cosiddetta Restaurazione furono molte le speranze illuse ed alcune particolarmente incomprese e soffocate. Queste pagine rendono attuale un evento così lontano nel tempo, analizzandolo da due punti di vista: quello generale che coinvolse l'Europa intera e quello particolare che riguarda la terra veneta.