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Da piccoli tutti abbiamo creduto a Babbo Natale, alla Befana, alle Fate, agli Gnomi e ai Folletti del bosco. Diciamolo francamente: è stato triste quel giorno in cui qualcuno ci ha detto che tutto quello in cui avevamo creduto fino a quel momento era solo un'invenzione. Quel giorno, all'improvviso, abbiamo perduto l'innocenza, il senso della magia, il mistero, e la caduta nella realtà adulta non ci è sicuramente molto piaciuta. Quel giorno ci siamo sentiti più pesanti, più terrestri. Ecco perché tuttora, anche se siamo adulti, ci piacciono tanto le favole, i racconti fantastici, le storie improbabili. Perché esse rievocano in noi nostalgie di un innocente tempo perduto e che possiamo solo rivivere nel raccontare le stesse storie ai nostri figli. In fondo, anche a cento anni, rimane sempre vivo in noi, e per fortuna, il desiderio di annullare con un magico sogno la materialità e la pesantezza di ogni giorno. I sogni non costano nulla e nell'era delle conseguenze di un consumismo spinto questo è un fatto decisamente interessante, un fatto che può rendere più leggero il nostro complicato andare umano.