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Enrico Conci (1866-1960) è figura di spicco nella storia del partito cattolico trentino, ma anche figura chiave nelle vicende dietali e parlamentari di Innsbruck e Vienna. È proprio all'interno di quegli istituti di rappresentanza, a contatto con il conservatorismo tirolese da una parte e con la dimensione problematicamente multietnica della Vienna mitteleuropea dall'altra, che egli esercitò il ruolo, al tramonto dell'Impero, di ultimo notabile della politica trentina, più vicino per certi aspetti al liberalismo del secolo appena passato che non al dinamico movimento cattolico entro cui Alcide De Gasperi si era imposto come guida indiscussa. I miei ricordi, datati 1940 e qui pubblicati per la prima volta, disegnano l'attività parlamentare del Conci fra il 1896 e il 1918. Con notevole esattezza di ricostruzione, ma pure con una certa bozzettistica vivacità di tratto, essi raccontano anche l'esperienza degli anni di guerra, segnata dal confino di Linz e quindi dall'assunzione, dentro l'ultimo parlamento asburgico, del ruolo di portavoce delle istanze nazionali degli italiani d'Austria.