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Tra i migliori e più autentici episodi dell'arte contemporanea si contano quelli accaduti in clandestinità, nel retro degli apparati, o negli scantinati o nelle case private, di nascosto da istituzioni e comitati di amministrazione, e la cui ricostruzione e testimonianza è già impresa di lotta. Diviene meravigliosa e commovente anzi la storia dell'arte contemporanea, soprattutto lì dove è stata, ed è tuttora, storia di clandestinità, di sotterfugio, di fuga, di elusione. Lungo questa direttrice si è svolta "Tecniche d'evasione. Strategie sovversive e derisione del potere nell'avanguardia ungherese degli anni '60 e '70" (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 4 ottobre 2019 - 6 gennaio 2020), la mostra in occasione della quale ha preso vita questo libro. Per rendere più facilmente leggibili queste strategie, queste tecniche d'evasione, come in un manuale di sopravvivenza o guerriglia clandestina si è deciso di selezionare sei modalità, che appunto illustrano sei straordinarie tattiche per sfuggire ai controlli, stordire la censura, eludere il potere, deriderlo, lasciarlo interdetto, ma soprattutto per custodire e proteggere la propria fedeltà all'arte e il proprio sogno d'artista.