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"Fin dalle prime pagine scopriamo il significato del titolo dato al libro, con quel "difettoso": al centro della narrazione autobiografica è infatti una malattia invalidante, ripercorsa in tutte le sue tappe, fino a oggi. Ma il filo rosso che unisce tutti gli elementi del racconto è piuttosto un sottile humour, dote naturale e approdo a una particolare saggezza. Le esperienze descritte (dall'inizio della malattia al lavoro nel settore del restauro, fino alla progettazione di cantieri come quello della Cupola del Duomo di Firenze) hanno poi un altro filo conduttore, quello di un innamoramento per la bellezza. È un viaggio di anni tra neurologi sfacciatamente imbroglioni o incapaci di formulare una diagnosi ma soprattutto di rapportarsi umanamente al malato; oppure nelle situazioni in cui il protagonista si trova a dover fare i conti con barriere architettoniche che non abbattono niente per la carrozzella con la quale è ormai costretto a camminare. Il lettore prima riflette sui luoghi comuni intorno a una persona che ha perso le capacità motorie, poi comincia a interiorizzare che la vittoria vera è quella per l'appropriazione di sé stessi. (Mirella Branca, storica dell'arte)niente per la carrozzella con la quale è ormai costretto a camminare. Il lettore prima riflette sui luoghi comuni intorno a una persona che ha perso le capacità motorie, poi comincia a interiorizzare che la vittoria vera è quella per l'appropriazione di sé stessi." (Mirella Branca, storica dell'arte)