Tab Article
Due saggi indipendenti l'uno dall'altro. Al centro di entrambi un'interpretazione originale del futurismo italiano. Il primo segue tracce prevalentemente fiorentine, legate a "La Voce" (1908-1916) e a "Lacerba" (1913-1915); il secondo esamina le vicende della rivista "Noi" (1917-1925), di Enrico Prampolini, nata col proposito di unificare tutti i linguaggi delle Avanguardie (anche i più ostici, come quello dadaista) ed esperienze di pittura ritrovata come la Metafisica. "Lo spettro nella macchina" è l'Io-moderno, fondamento di un ingegno artistico davvero contemporaneo. Tutti gli ideali futuristi precorrono infatti la macchina, la attraversano, e ritrovano la loro forma e il loro senso originari al di là di essa, risultando determinanti per l'intero corso dell'arte del Novecento. Nei confronti del movimento fondato da Marinetti si è troppo spesso compiuto l'errore che Baudelaire imputava ai critici come ai seguaci del romanticismo: "Il romanticismo non sta precisamente nella scelta dei soggetti [...] ma nel modo di sentire. Essi l'hanno cercato di fuori mentre è solo di dentro che era possibile trovarlo".