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Il problema della valutazione della colpa dei sanitari e soprattutto dei medici, in questi ultimi anni, è stato affrontato dal legislatore con una serie di provvedimenti normativi, uno nel 2012 la c.d. legge "Balduzzi", l'altro nel 2017 la legge "Gelli-Bianco", nel tentativo di limitare il contenzioso e la c.d. "medicina difensiva". La legge "Gelli-Bianco", attraverso il richiamo all'osservanza delle "linee guida", ha cercato di diminuire, in ambito penale, la responsabilità del sanitario e indicare, in ambito civile, un alleggerimento risarcitorio ove si siano seguite "linee guida e buone pratiche" in presenza di imperizia. Le "linee guida" hanno quindi assunto, nell'idea del legislatore, un ruolo di fondamentale scrimine delle attività del sanitario, proponendo una serie di criticità interpretative a giuristi, medici legali e medici pratici. Tali criticità nascono, soprattutto, da una non corretta comprensione del significato che le "linea guida" assumono nella clinica e delle molte problematiche, etiche, metodologiche, applicative, ecc., che questi strumenti hanno in sé. Infatti la legge "Gelli-Bianco" ha già indotto l'intervento della Corte di Cassazione.