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Questo libro propone un itinerario etnografico, antropologico e storico che attraversa tre ambiti: dalle politiche della medicina popolare, alle poetiche del corpo femminile, alle pratiche della possessione europea. A partire da una ricerca in Campania, prendono vita storie di donne che, in una prospettiva critica, si rivelano in grado di spingere l'antropologo a ripensare il proprio lessico teorico-concettuale, interrogando il rapporto fra produzione intellettuale e dimensione corporea. In un confronto tra etnografia endotica, praticata ai margini dell'Europa, e studi etnografici condotti in contesti esotici, è messa in questione la tenuta di nozioni quali possessione, stregoneria, sciamanismo. Guardando oltre la categoria di medicina popolare, l'autore indica una via per esplorare la storia culturale e la pertinenza etnografica e antropologica della possessione europea, attraverso lo studio di metafore corporee animali - fra cui quella del ragno-utero - che attraversano estasi e possessione, sogno e paura, desiderio e disagio. Quadri culturali in cui si cerca di individuare quel processo che connette l'esperienza corporea ai piccoli racconti locali e alle grandi narrazioni mitologiche di tradizione intellettuale e popolare. Una triangolazione storicamente profonda che, da un'area del sud Italia, disvela la centralità teorica dello statuto corporeo femminile nella storia culturale europea.