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A circa un secolo e mezzo dall'unificazione italiana, è necessario parlare di soldi rubati, saccheggi, popoli massacrati, paesi devastati, milioni di meridionali deportati verso paesi sperduti. E non ci sono alternative: o Garibaldi fece l'Italia unita con tutte le responsabilità e le conseguenze ancora vive sulla nostra pelle o non si capisce perché ne parliamo ancora e magari lo celebriamo per anniversari o bicentenari. Documenti o meglio prove alla mano, Garibaldi va riletto o meglio "processato" per la falsità del suo eroismo, per l'immoralità del suo comportamento (invase senza dichiarazione di guerra un regno pacifico), per i danni morali e materiali subiti dal Sud (con lui finì il tempo dei primati borbonici e iniziò una "questione meridionale" prima sconosciuta e tuttora irrisolta). O Garibaldi non sapeva nulla di quanto gli accadeva intorno, non si accorgeva che nel suo nome venivano imprigionate, torturate e massacrate migliaia di persone e non si potrebbe assolverlo in alcun modo; o Garibaldi era consapevole e artefice di tutto questo. In entrambi i casi ci si allontana per sempre dall'immagine di "eroe senza macchia e senza paura" diffusa dalla storiografia ufficiale.