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1987. Aldo Ottaviani e Giuseppe Sandrini, allora ventiseienni, partono per un viaggio memorabile: due mesi attraverso la Cina e il Tibet, fino ai piedi dell'Everest. Li accompagnano i sogni della giovinezza: vivere un'esperienza da narrare con la scrittura e la fotografia, imparare a leggere e guardare il mondo. Al ritorno pubblicano degli articoli, organizzano una mostra; poi il lavoro e il passare degli anni li allontanano da una vocazione di viaggiatori che però continua a seguirli nei percorsi più modesti delle montagne di casa. Gli autori (Ottaviani è fotografo, Sandrini, ex giornalista, insegna letteratura italiana all'università) raccontano oggi quel viaggio riunendo gli articoli, integrati da altri scritti, e le fotografie, scattate in parte con il banco ottico, la grande fotocamera che avevano avventurosamente portato con sé dividendola nello zaino. Ne vien fuori un reportage ormai quasi d'epoca; una fantasia di ritorno che ci riconduce a una Cina fluviale, contadina e popolare molto diversa da quella di oggi e a un Tibet fuori dal tempo, limpido nei sorrisi dei pellegrini e dei monaci e sospeso tra l'infinito degli altipiani e la soglia di neve dell'Himalaya.