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Storie comuni, metropolitane, d'attesa, questi racconti di Anna Rodiani Raffo. Accade sempre, (che il luogo sia Roma o Londra o Istanbul o qualche altra città), di rimanere in bilico sopra un abisso di sospetti e paure, affascinati dalla discesa ma frenati, allo stesso tempo, da un vago senso di vertigine. Spesso un'ombra inquietante s'allunga quindi sul cammino dei personaggi; man mano che si prosegue tuttavia, essa svanisce come quando, passata una notte sospesa ad un terrore senza nome che ci ha fatto sudare freddo, arriva la luce del giorno a spazzare via tutti i fantasmi. Alla fine ciò che si attende, in genere, non accade e il mistero sbiadisce, prosciugato dalla banalità del quotidiano. Si resta svuotati, per un po' senza identità, regalata tutta a quel breve sogno d'attesa. L'attesa è il leit motiv che lega tutti i racconti dell'autrice, non come semplice forma di inquietudine nei confronti dell'ignoto, ma come aspettativa di qualcosa che arrivi a sconvolgere situazioni o persone, dalle loro radici, trasformandole, anche solo per breve tempo, nell'identico contrario. È l'altrove, l'eterna utopia.