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Una rilettura di Marx seguendo le indicazioni fornite da Antonio Gramsci nei Quaderni del carcere: rapidi accenni e affermazioni programmatiche, eppure preziosi per ripensare un possibile approccio a Marx in termini finalmente estranei all'alternativa tra fedeltà e tradimento e per mettere in cantiere un'idea di "marxismo" liberato dalle dicotomie che lo hanno caratterizzato fino alla sua apparente eutanasia alla fine degli anni Ottanta: politica/sviluppo economico, verità/ideologia, congiuntura/struttura. Provando a leggere Marx come lo avrebbe fatto Gramsci, emerge un pensatore completamente immerso nella lotta politica, autore di scritti da decifrare nella congiuntura sulla quale intervengono; un pensatore che non si pone mai come un "teorico" e meno che mai come un vero "autore".