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"Differentemente dall'epica tradizionale, che canta il racconto delle Origini in toni favolosi proprio perché l'aedo si pone a grande distanza dagli avvenimenti, questa di Balestrini è un'epica che si scrive "in diretta"; e prende allora, piuttosto, i toni della cronaca. Proprio le cronache degli avvenimenti vengono ritagliate, montate con altri materiali e (convenzionalmente) versificate. Questa struttura, tendenzialmente aleatoria (si ricordano gli esperimenti di poesia al computer degli anni Sessanta), raggiunge un massimo di rigore in quello che appare, al lettore "postumo" di quella stagione, un autentico capolavoro - certo uno degli esiti più compiuti di Balestrini, nonché di tutta la poesia degli anni Settanta: il quadripartito poemetto Blackout. Il risultato è un concentrato assolutamente espressivo, al quale la sofisticata complessità dei rimandi culturali e l'implacabile rigore compositivo - che può per certi versi ricordare quello, a base matematica e aleatoria, della sestina lirica medievale - non tolgono un grammo di urgenza emotiva ed efficacia icastica. Anzi." (Andrea Cortellessa)