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Nel romanzo rivive vivissima - nella versione di ricordi autobiografici riferiti "in prima persona" - una realtà ormai scomparsa della Catania del secondo dopoguerra: le estemporanee partite di calcio in piazza Dante, campo da gioco per i monelli "malandrini" del Corso, frettolosamente e bruscamente avviati ad una precoce attività lavorativa e alla faticosa e fantasiosa arte d'arrangiarsi tutta catanese; la frequentazione dello storico oratorio salesiano dei Filippini in via Teatro Greco, oasi di serenità e di accoglienza indiscriminata; l'ingenua ed interminabile raccolta delle figurine; l'amore verso i familiari; il film domenicale al cinematografo del quartiere, l'unico svago delle famiglie modeste di patrimonio e ricche di figli; l'alfabetizzazione e l'apprendimento nella scuola elementare con il ruolo di capoclasse; gli espedienti di piccole ruberie dei poveri ladruncoli per sbarcare il lunario...