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Il libro colma una lacuna antica nella storiografia alberoniana: quella che vede il cardinale piacentino inviato in Romagna come legato di Clemente XII, tra il 1735 e il 1739. È la stagione in cui il cardinale mette in atto la maestria di governo maturata tra la Spagna e Roma, sperimentando tra l'altro l'elemento personale e carismatico nella gestione del potere e assolvendo un mandato con il carattere di eccezionalità: "Un Alberoni non era la norma nelle contrade di Romagna!", scriveva Giovanni Tocci.