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Sono tre i temi cardine di questo libro. Innanzitutto la condizione di estraneità e straniamento che, lungi dal riguardare soltanto le persone migranti, lambisce ormai ogni esistenza; poi, il rapporto tra lingua originaria, il dialetto veneziano, e nazionale, quali veicoli di radicamento e identità; infine il confronto, percepito come un guado, tra passato e presente, in vista di una nuova idea di futuro. Ne risulta un libro importante, se non per decifrare, per interrogare il nostro tempo, chiedendoci quanta della diffidenza che riversiamo sugli "stranieri" non derivi in realtà da quella che, consapevoli o meno, proviamo (o dovremmo provare) verso noi stessi. Tra Venezia, l'Europa e il mondo, la ricerca di una direzione e di un possibile approdo trova il tramite di una poesia incisiva, esplicita e mai reticente, che parla lucidamente di ciascuno di noi e che a ciascuno di noi si rivolge.