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Il XVIII secolo è stato a lungo considerato un periodo di guerra limitata negli obiettivi e nei mezzi (la "guerre en dentelle"), un'epoca di manovre, in cui le battaglie erano combattute con poca energia e solo se costretti. Questo schema di idee, che continua ancora a circolare e a trovare credito presso molti storici militari odierni, va in gran parte modificato. Infatti con l'introduzione del fucile a pietra focaia e di nuovi e più potenti materiali d'artiglieria, i campi di battaglia e la guerra in genere iniziarono ad essere dominati sempre più da un nuovo "demone", la potenza di fuoco. Questa opera, attraverso l'analisi di una notevole mole di regolamenti tattici, relazioni e memorie spesso inedite, racconta, anche trasportando brutalmente il lettore nel vivo delle primissime file della battaglia, come la potenza di fuoco divenne l'elemento che più di ogni altro - grazie anche all'incessante opera di innovazione e al genio di comandanti capaci come il Principe Eugenio, Marlborough e Federico II - contribuì a cambiare radicalmente il volto della guerra e la società europea, trasformando entrambi in maniera così profonda che ancora oggi possiamo apprezzarne gli effetti.