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Era stata molto bella una volta la signorina Lavinia. Ora era una vecchietta linda e sottile, altera, che portava sempre intorno al suo esile collo grinzoso un nastro di velluto nero da cui pendeva un medaglione con l'immagine di un bel ragazzo biondo. Camminava dritta per la strada con un'espressione rigida sul volto, come se non vedesse nessuno. Ma gli altri la vedevano sempre e commentavano. C'erano molte cose da dire sul suo conto, poiché era un caso psicologico del tutto incomprensibile per la brava gente impressionabile del quartiere. Se non potevano per donarle il suo passato un po' troppo libero, altri erano i motivi inconsci e profondi della loro ostilità verso la vecchia signorina. In un primo tempo erano stati irritati dal fatto di non poterle al fine attribuire l'appellativo un po' commiserante e un po' spregiativo di "zitella". Non si erano potuti prendere neppure questa piccola rivincita sulla sua aperta ribellione giovanile, perché la signorina Lavinia, superata la trentina, aveva avuto un figlio.