Tab Article
Mi succede spesso che, alla fine di una ribotta con amici, quando il vino tracannato si fonde con ponci e grappini e la lingua si scioglie in battute e facezie, un compagno di merende mi solleciti a recitare qualche rima. E dopo qualche sana risata intramezzata da brusche e rumorose emissioni di aria dallo stomaco, inevitabilmente un occasionale frequentatore della compagnia, reputando strano ed inconsueto che un ingegnere possa scrivere rime, mi domanda come ho cominciato. La memoria corre agli inizi degli anni Novanta quando, attraversando il ponte di Mezzo a Pisa, la mia attenzione fu calamitata da una scritta in pennarello rosso sulla balaustra che recitava "Se la merda avesse valore, il povero nascerebbe senza il buco del culo".