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La comprensione della necessità di un ritorno al vincolo del mistero che, in fondo, è riconsiderazione della configurazione della ragione in forma di risposta a un appello - e per questo incapace di un'autentica sovranità - costituisce il filo conduttore di tutto il testo. La minuziosa disamina degli snodi fondamentali del testo narrativo di Hoffmann fa tutt'uno con la successiva parte che costituisce il volume, e nella quale il venire alla luce della falsa autonomia moderna trova la sua fondazione filosofica attraverso un interessante, e lucido, rimando tra le posizioni di Heidegger, Girard e Maritain. Si potrebbe quasi giungere ad affermare che Bigini utilizza la continua triangolazione di questi tre autori come una chiave interpretativa basilare capace di mostrare non solo la verità del testo hoffmaniano in contrapposizione ad alcune precedenti interpretazioni, ma anche il suo dispiegarsi nella forma di una critica che è possibile comprendere solo attraverso la comparazione tra le due possibili dinamiche esistenziali - una fondativa e l'altra degenerativa - della trascendenza e dell'autonoma immanenza.