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Come dichiara l'autore, questo è il diario di bordo di un etnologo che si mette a esplorare un territorio - quello in cui abita - che gli è sconosciuto proprio perché c'è sempre vissuto dentro. E lo fa a partire da quella istituzione sociale fondamentale che è la residenza, e più precisamente dagli annunci immobiliari che propongono seconde case di prestigio. Ville, più che case, e tenute, più che aziende agricole, ovvero un'abitazione che ritiene qualcosa della rinascimentale idea di signoria. Così Augé, attraverso la lettura di annunci molto sintetici, eppure evocativi proprio perché per sedurre devono mettere in gioco ricordi, culture e associazioni, legge e interpreta i miti e le metafore degli "indigeni" postmoderni. Di quelli che possono permettersi una dimora e di quelli che comunque la sognano. E muovendo da queste inserzioni pubblicitarie apparentemente banali, scava nella sociologia e nella psicologia, nella storia e nella letteratura, tra dimore reali e fittizie.