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«Si può vivere benissimo senza dialetto». O forse no. Vero è - lo scrive Claudio Gava nella premessa di Ùter! - che per capirsi il dialetto non ci serve più, ma pure, finché c'è, teniamolo in vita. Il dialetto è il corpo. Chiedi «sétu strac?» ed è immediato e forte. Ti dichiari, con un «te àme», ed è fiacco. Povero, quasi trasparente, diafano, esangue. Nell'ecosistema di relazioni che Ùter! descrive, il dialetto - o, come dice Claudio Gava, «il nostro dialetto» - è la lingua della verità. E così, capitolo dopo capitolo, Ùter! raccoglie parole e frasi che diventano spunti narrativi, sviluppati attorno al "lessico famigliare" di una comunità che coincide con una famiglia e che si allarga a un gruppo di amici e conoscenti, un borgo, uno spicchio di Veneto. Comprende, in una sezione a sé, un corpus di Elegie vernacolari.