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Il libro, nato da un incontro nell'Accademia della Crusca con l'Associazione Bancaria Italiana (ABI), vuole collegare la dimensione antica e quella moderna del linguaggio finanziario italiano. Oggi, tra gli esperti di finanza, ci sono persone che all'italiano sembrano voler girare le spalle. A costoro va proposta una frase che si legge nel saggio di Antonio Patuelli, presidente dell'ABI,: "la purezza della lingua italiana non è un ideale nostalgico o passatista né un fatto puramente letterario. È una premessa di chiarezza e di certezza del diritto in economia". Questo libro sollecita il giusto equilibrio tra lingue, nel rispetto della pluralità culturale dei cittadini. Una breve appendice conclusiva riproduce il celebre testo cinquecentesco di Bernardo Davanzati sulle lettere di cambio: un classico della letteratura economico-finanziaria italiana, legato alla grande tradizione mercantile e linguistica fiorentina.