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Astrid è distesa tra lenzuola e cuscini bianchi, tanti cuscini. Rosa è seduta su una sedia, in un equilibrio che non ha nulla di stabile. Il viso di Astrid è bianco, delineato ed estrapolato dal bianco dei cuscini dal caschetto nero che ne segue il profilo. I suoi occhi sono blu e sono fissi, semiaperti e persi. I riccioli biondi di Rosa fanno da cornice ad un caleidoscopico gioco di rossi, i suoi occhi si improvvisano verdi e grigi in una perfetta sincronia cromatica. Astrid tace, immobile. Rosa non smette un solo minuto di parlare, in moto perpetuo sulla sua sedia. Il corpo di Astrid è un corpo rotto, Astrid è in stato di completa incoscienza. Il corpo di Rosa è un corpo spanato, instancabilmente mobile. Entrambe hanno 36 anni ed entrambe, dentro, hanno l'anima intrappolata. Si conoscono così, Astrid e Rosa, dentro una stanza di ospedale. Al capezzale di Astrid, Rosa le si presenta come la sua nuova infermiera o forse, meglio, come la sua nuova dama di compagnia. La dama di compagnia imbambolata di una donna bambola. Un primo contatto nella totale incomunicabilità tra un corpo che vomita parole a secchi ed un corpo completamente chiuso. Ma accade qualcosa e quel contatto penetra a fondo, raggiunge le anime e si spande a raggiera, arrivando a toccare e travolgere il passato delle due donne e, a cascata, il presente ed il futuro. Di Rosa e di Astrid.