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Jean è un giovane poliziotto di provincia, assegnato al commissariato di uno dei comuni più difficili dell'hinterland parigino, Montvermeil. Grandi casermoni fatiscenti, strade presidiate da spacciatori, ladri, assassini. E qui che abitano soprattutto gli immigrati, abbandonati a se stessi e segregati in una terra di nessuno, dove ormai vige la legge del più forte. Appena entrato in servizio, Jean ha il suo battesimo di fuoco: mentre è di pattuglia, viene massacrato da un gruppetto di adolescenti. Si ritrova così su un letto d'ospedale con fratture multiple e la prospettiva di una lunga degenza. Spesso va a fargli visita il collega più anziano, Raymond. Un uomo cordiale, dai modi diretti e paterni. Jean ne diventa una sorta di figlio prediletto. Poi, un giorno, lo stesso Raymond gli parla di un gruppo paramilitare e clandestino di cui è capo, formato da poliziotti in servizio che si fanno giustizia da sé, motivando le loro azioni con la debolezza dello Stato e del sistema giudiziario. Un vero squadrone della morte, che uccide spacciatori, ladri, animato dall'odio per gli immigrati ("la spazzatura araba"), e dall'idea di un ritornoo alla Francia della dinastia dei merovingi, quando regnava l'ordine e l'onore. Jean entra nel gruppo e comincia a partecipare alle spedizioni punitive finché non incontra Rachid, un diciottenne, di origini algerine, fratello di uno spacciatore. Ed è così che nella vita del giovane poliziotto di provincia entrano la bellezza e l'ironia.