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Leggendo questo romanzo si viene catapultati in una Torino ubriaca, ebbra di torsioni verso la grande letteratura. Majacovskij, rivoluzionario e cantore bolscevico, si manifesta in città alla ricerca di un vecchio quaderno compilato in una prigione zarista: inizia così una sorta di balletto demoniaco, dalle evidenti suggestioni bulgakoviane, con personaggi che si muovono e ci parlano dell'identità della vecchia "Augusta taurinorum" oggi.