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"Lunardi il cantastorie delle stelle solitarie. Per questi racconti voleva il titolo "La stella bovara". Annunciando l'alba, i mattini delle campagne, i lavori nelle stalle, le prime giovanili fatiche, le malinconie. I drammi della povertà. C'è perfino un Conte con la Villa Padronale. [...] Quando da casa mia si sentivano più vicini i colpi del maglio, "el tempo cambia", diceva la mamma. Racconti brevi, consolazioni e carezze per le nostre perdute sere nei sognanti filò delle piccole felicità, della velata malinconia. Lunardi è un contafiabe d'arguzia non esibita, sempre nobilmente misurata dalla saggezza. E basti il commovente personaggio di Gnagne con il suo amore per i campi, per l'acqua fermata nei gorghi, per gli uccellini: "non sparo a un oseleto: me vergogno!", con il saluto alla furbissima lepre della maredana, la golena del Tésina, a dire quanto Cirillo sia sensibile, piacevolmente abile, generoso e sapiente, poetico e buono". (dal "Preludio" di Bepi De Marzi)