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Dalla seconda metà degli anni Ottanta Fabrizio Crisafulli tiene ogni anno, con continuità, laboratori nell'ambito dei quali realizza, insieme ai suoi studenti, spettacoli senza attori, incentrati sulla drammaturgia degli oggetti, dello spazio e della luce. Il libro prende in esame gli esiti più recenti di questa straordinaria esperienza didattica, che è allo stesso tempo significativo momento della ricerca teatrale contemporanea e ricerca sull'insegnamento delle materie tecnico-artistiche. Crisafulli pone la luce alla pari rispetto agli altri elementi della creazione scenica, il testo, il corpo, il movimento, il suono, ricercando la possibilità di una sua autonomia linguistica. Non tanto per ribaltare le gerarchie costituite, quanto per restituire alla luce il suo carattere primario e generativo, rinunciando al quale difficilmente essa può, secondo l'artista-regista, contribuire alla capacità del teatro di farsi portatore