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"Io sono un'attrice" non evoca un teatro di genere, tantomeno di genere omosessuale o en travesti o queer, benché nella scena tattile e luccicante di Fortebraccio Teatro confluiscano segni di una spettacolarità sempre ambigua, erotizzata. "Io sono un'attrice" non richiama strettamente neanche la sessualità (di ordine naturale), semmai la seduzione (di ordine rituale), che è per sua natura femmina, al di là del corpo di cui si impossessa. E tanto più spaesante è l'effetto del suo potere se è nel corpo di un uomo che si deposita, costringendolo a fare di fronte al suo pubblico una recita di fantasmi, a drammatizzare in forma radicale e inesplicabile il proprio dialogo-combattimento con l'altrove.