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Sono nati e cresciuti in paesi distanti fra loro sia geograficamente sia culturalmente, Gianina Carbunariu, rumena, Ursula Rani Sarma, irlandese, e José Maria Vieira Mendes, portoghese. Eppure i tre autori, tutti poco più che trentenni, portano in scena un mondo egualmente dominato dalla violenza - fisica, verbale, psicologica -, in cui ogni via di fuga concreta o ideale dalla trappola del presente è drammaticamente preclusa. A meno di scegliere la distruzione o la morte. I protagonisti di queste storie a tragico fine fanno agli altri e a se stessi ripetutamente del male, e lo subiscono, con un disarmante candore animale. Davvero non sanno quello che fanno. E il mondo brutale e meschino in cui vivono abbaglia così i loro occhi che a un futuro diverso sono diventati ciechi.