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Ci sono qui le luci e le ombre di Procida, i sentieri stretti fra gli orti, i portoni di pietra, le fontanelle zampillanti, le chiese inerpicate, le scalette fino alle spiagge, e le ore del giorno e della notte, le distese del mare sotto il sole accecante o indorato dalla luna nelle notti d'estate, le voci dei vicoli, gli echi di canti lontani, gli odori e i sapori dei cibi, e le parole di una lingua amata, chiusa nella sua verità antica, colma di intese. Il panno che dà il titolo al libro, intriso del passato e di doni mai perduti e lasciati, arriva così ad essere il segno e l'emblema di un destino compreso e amato. E l'abbraccio finale, in cui "si dileguano dolori, lacrime, paure", è anche il cibo che conforta, il patto di chi ritorna per restare.