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Con questo suo scritto, Delfico ci offre un compendio importante del suo pensiero e una testimonianza del suo forte legame con la filosofia francese del suo tempo, segnatamente con quella del sensista Condillac, del medico-filosofo Cabanis e di Destutt de Tracy. Giovanni Gentile definì questa memoria un testo nel quale il filosofo teramano, già molto avanti negli anni, "sapeva di avervi affrontato il problema intorno al quale s'era aggirato il suo pensiero in tutta la sua vita scientifica". È impossibile, infatti, comprendere il Delfico riformatore politico ed economista senza aver prima chiarito la visione del mondo implicita in ogni sua decisione. Lo scritto è la testimonianza filosoficamente più alta del suo legame con gli illuministi francesi che lo consideravano un loro autorevole sodale. L'introduzione e le puntuali note al testo del filosofo Aldo Marroni offrono l'opportunità di cogliere appieno il profondo significato filosofico dello scritto, lo stimolante contesto intellettuale entro cui Delfico operò da protagonista, la visione cosmopolita che lo ha ispirato e infine il prestigio di cui ha goduto tra gli illuministi più radicali, come si evince dalla straordinaria lettera di Destutt de Tracy pubblicata in appendice al volume.