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Uno scritto che è al contempo confessione (perché mostra parti "imperfette" e fragili" e scava nel dolore e nel ricordo) e grido di liberazione di un sentire che è la "parte più vera" dell'Umano, spesso nascosta, soffocata o semplicemente dimenticata. L'Autrice ci accompagna in questo viaggio interiore di incontro di sé e di sé nell'altro e viceversa e lo fa con parole scarne e asciutte, ma profondamente evocative come la Poesia sa essere. L'Autrice, nel presentare l'opera chiede: Caro lettore, cosa ti aspetti di trovare in queste pagine? Un racconto? Una storia romanzata? È un mosaico quello che sfoglierai. Tessera dopo tessera scorgerai l'immagine che più si accorda con la tua sensibilità, il vissuto, la fantasia. Proprio per sua natura, un mosaico si compone di elementi eterogenei accostati a dar vita a una rappresentazione. E anche il mio lavoro segue questa idea. Ho giocato con parole, consistenze, lunghezze e intensità. Sperimentato stili di scrittura, esasperato la punteggiatura, eluso qualche regola grammaticale, per puro spirito creativo. O ribellione. Amo sconfinare ed esplorare. Mi sono addentrata su terreni impervi con l'incoscienza dell'istinto. Non ho scelto i temi da affrontare, loro si sono proposti con la casualità che decide chi farmi incontrare, su quale dettaglio posare lo sguardo, quali suoni captare. Scrive nella prefazione Fabio Scotto... l'io che parla in questa scrittura, certo qui più accosta alla poesia in prosa che in passato, non è solo e unicamente il suo io, bensì un soggetto oscillante dall'io al noi che a volte gioca al vedersi visto (direbbe Paul Valéry) o a lasciarsi vedere dall'altro da sé, sia esso l'amante, o la coscienza immaginaria di sé dalla quale si sente e si vuole spiata. Ne risulta una confessione dai tratti catartici che a mano a mano... si focalizza su una vicenda amorosa intensa e dolorosa colta nelle sue alterne fasi di passione, perdita e abbandono, vissuta, come sempre è nel travaglio dell'amore, nel suo calvario amato e sofferto, dal quale emerge infine liberata, rinata, dopo i sussulti del desiderio e le crisi, in un'India salvifica dell'altrove. Quanto rende persuasive le pagine più intense di questo libro emana dal corpo, quello fisico e quello che la mente custodisce e muove dal pensiero alla carne, se, come scrive, «il mio corpo non è più in grado di contenermi». Allora, fuoriuscendo da sé pur stando dentro di sé, la sua pagina trasuda umori, lacrime e liquidità di gesti effusivi e suadenti, come inattesi e violenti, in un'intimità uterina che più che l'approdo addenta la carne dell'istante, reso tempo «bianco», arrestato nell'«abbraccio», nell'estasi inquieta e duale dell'effusione.