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Incontrare le precarietà e narrarle. Fissare in parole emarginazioni, miseria e sofferenze, comporre in ritratti i tanti volti delle povertà di oggi. Questo è l'obiettivo che si pone l'autrice, a contatto quotidianamente con un'umanità variegata fatta di bambini e adulti, italiani e stranieri. Setting privilegiato è il centro d'ascolto, lo spazio fisico e mentale per ascoltare, accogliere, accompagnare. Ma lo diventano tutti i luoghi in cui s'incontrano i nuovi poveri, le vite di scarto, le oscure miserie, dove si viene a contatto con bisogni materiali e dolori dell'anima: gli atri di una stazione, un supermercato, il campo estivo dei migranti africani della frutta. Narrare diventa un dovere, per dare spazio e visibilità a chi visibilità non ha.