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«Bene ha fatto l'amico Adriano, in linguaggio familiare, a raccogliere i suoi ricordi della fanciullezza e della giovinezza. Non è guardare al passato come a un modo più bello di quello attuale. Non è che gli anni Trenta - Quaranta fossero migliori dei nostri Duemila. Certo che lo erano per noi ottantenni, o quasi, che allora eravamo nell'età beata dell'inconoscenza e dell'irresponsabilità. Ma non per tutti. Diciamo che il mondo raccontato da Adriano era ben diverso da quello di oggi: un mondo, quello nostro di allora, dove non c'erano automobili né aerei, non c'erano telefoni né lavatrici o frigoriferi, non c'era televisione, non c'era computer, appariva appena la radio. Ci sono stati più mutamenti nell'ultimo mezzo secolo che nei secoli precedenti! Per questo, ripeto, bene ha fatto Adriano, quel mondo ieri immutabile, oggi così mutato, a fissarlo sulla carta. Con una nota in più: un grande sentimento di affetto per i giovani amici di allora, molti dei quali ormai scomparsi. Ad uno ad uno, naturalmente scomparsi. Qualcuno anche precocemente. Ma che qui rivivono: nei lavori, nei passatempi, nei giochi. Una piccola folla di ieri. Per questo tornare a quegli anni è bello e giusto. Per fissarli, per farli conoscere. Per fissarli, per farli conoscere. Ai ragazzi di oggi e a quelli di domani. Perché loro sono oggi quello che noi eravamo ieri, e così sarà domani, e dopo-domani». (Goffredo Guerra)